Tetradrakmaton

Il Fedro di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
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Retorica senza verità (Fedro 259e-260c)

Abstract

Phaedrus reports the current opinion that who is to be a rhetorician does not need to know what is really just or good or beautiful, but what would seem just to the multitude who are to pass judgment. Socrates submit him an example: if he should urge Phaedrus to buy a horse and fight against the invaders, and neither of them knew what a horse was, but he merely knew that Phaedrus thinks a horse is the one of the tame animals which has the longest ears (260b), he would persuade him to buy a useless ass. If this is the case, rhetoric is unhelpful without knowledge.

Si tratta dunque di considerare in che modo un discorso è detto e scritto bene o male.(259e) Come in precedenza, Socrate ricorda che l'oggetto della discussione non è la scrittura di per sé, ma il discorso, parlato o scritto.

La prima tesi che viene sottoposta ad esame è se sia necessario che, nel pensiero di chi parla, sia presente la verità su ciò di cui si accinge a parlare, oppure no.

Su questo, caro Socrate, ho sentito dire così: non è necessario, per chi diventerà retore, apprendere che cosa è giusto in realtà, ma quello che ne crede in proposito la moltitudine che prende le decisioni, né quanto è realmente bene o bello, ma quello che si crede tale. Infatti la persuasione viene da quello che si crede, ma non dalla verità. (258e-259a)

Socrate discute questa tesi prendendo spunto da un esempio: se egli volesse convincere Fedro a comprare un cavallo, per la sua utilità bellica, sapendo, del cavallo, solo quello che crede Fedro, e cioè che sia un animale domestico con le orecchie lunghe, tutta la sua arte retorica servirebbe soltanto a far acquistare a Fedro un asino. E in generale, un retore che, sulla base di un sondaggio di opinione, convinca la città a fare il male credendolo bene non produce nulla di conveniente. (260b-d)

Con questo esempio, Socrate mette in ridicolo la tesi sofistica secondo la quale la retorica si legittima non come strumento di sapere, bensì come strumento di potere, valido esclusivamente in quanto efficace. Una tesi simile era stata messa in bocca a Polo, allievo di Gorgia, nel dialogo omonimo (Gorgia, 466a ss).

Un sofista spregiudicato avrebbe potuto osservare che l'argomento di Socrate si regge su un presupposto implicito: che il sapere del retore e quello dei suoi ascoltatori sia identico e condiviso. Socrate assume che, in materia di equini, il retore conosca solo quanto sa il suo ascoltatore e nulla di più. Ma la retorica è un strumento di potere efficace soprattutto nei casi di asimmetria informativa fra gli interlocutori: un bravo venditore potrebbe approfittare dell'incultura zoologica di Fedro per spacciargli un asino decantandolo come se fosse un cavallo.

Una simile obiezione, tuttavia, milita a favore della tesi socratica: la retorica funziona solo se può basarsi su una qualche forma di conoscenza, anche se distribuita in modo asimmetrico. Un argomento simile era stato esposto diffusamente in Gorgia 466e. Ma in questo passo Socrate sembra dare prima facie per scontato che il sapere sia distribuito in modo simmetrico. In un dialogo che tratta di retorica, e che secondo alcuni interpreti teorizza l'esoterismo delle dottrine non scritte, questa sicurezza è una questione da spiegare.

Link rilevanti

Platone. Fedro 259e-260c.


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