Il Fedro di Platone | bfp |
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Abstract
Greek oral tradition used to relate written speeches to speech-writers and Sophists, who did not enjoy a good reputation. Socrates deems such an opinion incoherent. Oral culture was obsessed with the goal of memory preservation: writing gave it a new, powerful tool to attain such a goal. Therefore, writing in itself is not bad; the question is only how to speak and write in a beautiful way.
Fedro rimane ammirato dal discorso di Socrate, e, chiedendosi se Lisia sarebbe mai stato in grado di emularlo, espone le ragioni per le quali la scrittura di discorsi veniva biasimata, nella cultura greca dell'ultima parte del V secolo a.C.: (257c-d)
Socrate mette in dubbio la sincerità di queste opinioni.
...quando un retore o un re si è reso capace, così da impadronirsi della potenza di un Licurgo, di un Solone o di un Dario, di diventare un logografo immortale nella città, non considera forse se stesso pari a un dio, se è ancora vivo, e i posteri non pensano di lui la stessa cosa, vedendo le sue composizioni scritte (syngrammata)? (258b)
Il testo scritto, suggerisce Socrate, ha la capacità di conservare i discorsi delle persone, e dunque anche la loro fama, per un tempo molto più lungo della loro esistenza fisica. L'ambizione di rendere se stessi memorabili era un carattere tipico dell'etica tradizionale greca - anche se, nella cultura orale, erano i poeti, e non i testi, a svolgere il ruolo di "memorizzatori". Per questo motivo, la critica della cultura tradizionale alla scrittura è in se stessa incoerente: la scrittura, infatti, offre una soluzione efficace al problema della memoria. Come riconosce Fedro, viene fatto oggetto di biasimo un desiderio (epithymia) proprio della stessa cultura orale. (258c) Pertanto, conclude Socrate:
...scrivere discorsi non è in sé vergognoso. (258c)
Queste parole sono importanti, perché mostrano che, per quanto concerne il problema della scrittura, Platone prende le distanze dalla cultura orale: una cultura ossessionata dal compito della memoria non può coerentemente permettersi di criticare questa nuova, ed efficace, tecnologia della parola. La scrittura, dunque, non viene condannata in quanto tale.
Di contro, penso che sia vergognoso parlare e scrivere in un modo non bello, ma vergognoso e cattivo. (258d)
Il tema della comunicazione viene dunque affrontato con in mente sia il discorso scritto, sia il discorso orale, anche se Socrate afferma successivamente (258d) di volersi concentrare sulla modalità (tropos) del bello scrivere. La questione della scrittura è solo un caso particolare di un problema più generale, che non dobbiamo perdere di vista.
I processi ad Atene si celebravano senza pubblico ministero: nella democrazia diretta ateniese ogni cittadino, in quanto tale, aveva titolo ad agire come pubblico accusatore. Accusato e accusatore dovevano prendere parte al processo e far valere le proprie tesi personalmente, in tribunali che erano grandi giurie popolari selezionate per sorteggio fra volontari, cui, fin dalla riforma di Solone, poteva accedere la totalità dei cittadini maschi ultratrentenni. Chi non era pratico dell'arte di parlare in pubblico si faceva scrivere discorsi, a pagamento, da professionisti detti logografi, e li imparava a memoria. I logografi godevano di una fama equivoca perché aggiravano il principio del carattere personale dell'accusa e della difesa.
Alla sofistica si deve l'invenzione dell'istruzione impartita in un ambiente artificiale, in luogo dell'educazione basata sulla synousia, cioè sulla frequentazione degli adulti. Secondo Diogene Laerzio (IX, 52), Protagora fu il primo a chiedere un compenso in denaro per le sue lezioni, e, in questo senso, fu il primo sofista. I sofisti, tipicamente, facevano uso di testi scritti, sia in funzione manualistica, sia per motivi pubblicitari.
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