Tetradrakmaton

Il Fedro di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
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La dignità della scrittura (Fedro 275c-275e)

Abstract

Writing is useful to remind pieces of information. However, according to Plato, knowledge is composed non only by hypòmnesis or reminding, but also by anamnesis (reminiscence). The latter is the ability to assess, connect and organize information; it may be developed only by discussion and dialogue. A written text - just like a long oral monologue - lacks interactivity: therefore it can help us only in hypòmnesis.

Poiché la disponibilità di informazione resa possibile dalla scrittura non comporta, di per sé, il sapere in quanto capacità di disporre criticamente delle nozioni tramandate, occorre imparare a usare i grammata in modo da tener conto delle loro possibilità e dei loro limiti. Secondo Socrate, i grammata non producono nulla di chiaro e di stabile. Tutt'al più:

i discorsi scritti rinfrescano la memoria (hypomnesai) di chi sa, in merito alle cose di cui trattano gli scritti. (275d)

Per capire in che senso l'uso appropriato della scrittura è solo l'hypòmnesis, occorre richiamare, come termine di confronto, l'anamnesis menzionata nel secondo discorso di Socrate (249b-d). L'anamnesis - letteralmente un ricordare "da sopra" (anà) - è un comprendere «secondo ciò che si chiama eidos, andando dalle sensazioni molteplici ad una unità raccolta insieme con il ragionamento». La hypòmnesis - letteralmente, un ricordare "da sotto" (hypò) - è la semplice capacità di conservare informazione. La hypòmnesis fornisce molteplici hypomnemata (ricordi) che producono anamnesis solo se usati in modo corretto. Pertanto, secondo Platone, il sapere si compone di due elementi:

  1. la molteplicità dei dati informativi, che possono essere variamente conservati e tramandati, oggetto di hypòmnesis;
  2. la loro interconnessione sistematica, secondo un senso unitario e coerente (anamnesis)

In entrambi i livelli è presente la memoria (mneme): per Platone si può parlare di sapere solo in rapporto a un patrimonio collettivo e sovrapersonale, che i singoli ricostruiscono, ma non creano. Per avere sapere, occorre in primo luogo disporre di informazione; ma bisogna anche, in secondo luogo, essere in grado di connetterla, cioè interpretarla, selezionarla e valutarla. La funzione del testo scritto è limitata al livello della hypòmnesis. Dallo scritto si può ricevere informazione; ma il sapere in senso forte, che comprende la capacità di connetterla e di valutarla, è qualcosa che soltanto le persone possono sviluppare.

La scrittura, davvero come la pittura, ha qualcosa di terribile (deinon): infatti la sua progenie ci sta davanti come se fosse viva, ma, se le si chiede qualcosa, rimane in un maestoso silenzio. Allo stesso modo fanno i discorsi (logoi): si crederebbe che parlassero, come se pensassero qualcosa, ma se per desiderio di imparare si chiede loro qualcosa di quello che dicono, comunicano una cosa sola e sempre la stessa. E una volta messo per iscritto, ogni discorso circola per le mani di tutti, tanto di chi l'intende quanto di chi non c'entra nulla, né sa a chi gli convenga parlare e a chi no. Prevaricato e offeso ingiustamente, ha sempre bisogno dell'aiuto del padre perché non è capace né di difendersi né di aiutarsi da sé. (275d-e)

Il testo scritto non è in grado di andare oltre la trasmissione di meri dati perché manca di interattività. Ma Platone non riserva questa critica soltanto alla scrittura.

All'inizio del dialogo, Socrate aveva detto che preferiva leggere il discorso di Lisia, piuttosto che ascoltare l'interpretazione datane da Fedro, perché la lettura del testo faceva sì che Lisia stesso fosse presente. Ma ora lo stesso Socrate afferma che un discorso (scritto) non sa difendersi da sé e ha bisogno dell'intervento del padre. Il testo di Lisia, pertanto, non può fare adeguatamente le veci del suo autore.

Socrate sembra in contraddizione con se stesso, a meno che non si individuino casi in cui un discorso scritto e il suo autore siano comunicativamente intercambiabili. Questo avviene, in effetti, quando l'autore recita il suo discorso nella forma di un monologo, senza interagire col pubblico. 6 Quindi, se il monologo retorico è per Platone comunicativamente identico al testo scritto, allora il Fedro non condanna la scrittura in quanto tale, ma la violenza manipolatoria e la rigidità dogmatica del discorso che si sottrae all'interattività, o per i limiti del suo dispositivo tecnologico (come nel caso del testo scritto e della televisione), o per la volontà dell'autore.

Link rilevanti

Maria Chiara Pievatolo. Anamnesis (Fedro 249b-c).

Maria Chiara Pievatolo. Il mito di Theuth (Fedro 274b-275c).

Platone. Fedro 275c-275e.



[6] Nel dialogo Protagora (329a-b), Socrate rifiuta di stare a sentire i lunghi discorsi del sofista, affermando che alcuni oratori pubblici sanno fare lunghi e bei discorsi ma, come libri, se venissero interrotti e li si interrogasse, non saprebbero rispondere, né a loro volta porre domande. Replicherebbero, piuttosto, con un altro lungo discorso, risuonando come bronzi percossi .


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