Tetradrakmaton

Il Fedro di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
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Un caso fortunato (Fedro 262c-264e)

Abstract

Phaedrus 262c-264e provides two important hints on the following topics: 1) a written text, like Lysias' speech, may be re-read and used as a basis of discussion, while the persistence of an oral speech depends on the listeners' memory; 2) according to Socrates, a good speech should have the structure of a living organism. The dialogue Phaedrus itself has such a structure: it starts from rhetoric and a couple of easy examples, to lead Phaedrus and the reader himself to deal with some difficult theoretical questions and to philosophy.

Socrate chiede a Fedro se vuole analizzare il discorso di Lisia e i suoi due discorsi, per vedere se in essi c'è o no la techne, com'è stata da loro definita. Fedro acconsente di buon grado, perché, secondo lui, fino a quel momento se ne è parlato in maniera soltanto astratta.

E davvero per un caso fortunato (tyche), a quanto pare, sono stati pronunciati un paio di discorsi che contengono un esempio (paradeigma) del modo in cui chi conosce il vero possa sviare gli ascoltatori, facendo giochi di parole. (262c-d)

L'ironia di Socrate, in questo passo, è un segnale anche per il lettore: Platone, che ha scritto il dialogo, non l'ha strutturato a caso, ma ha scelto deliberatamente di procedere presentando dapprima gli esempi per esporre poi la teoria. Socrate vuole condurre Fedro allo studio della filosofia (261a); e a questo scopo prende la mosse da quello che gli interessa per portarlo altrove. Platone vuole fare al suo lettore - che si trova in bilico fra la cultura orale e l'età della scrittura - qualcosa di simile: prendere spunto da esempi concreti e da temi vicini alla sua esperienza, per indurlo ad appassionarsi a problemi teorici. Il Fedro è una complessa operazione retorica, sia internamente, nel rapporto fra Fedro e Socrate, sia esternamente, nel rapporto fra Platone e il suo lettore. Ma sia Socrate nel testo, sia Platone, tramite il testo, rivelano la loro strategia, per chi li segua con sufficiente attenzione.

Socrate e Fedro si accingono ad esaminare i discorsi: l'incipit del discorso, scritto, di Lisia viene riletto per ben due volte (262e, 263e), mentre, per quanto riguarda i discorsi di Socrate, pronunciati oralmente, egli stesso deve affidarsi alla memoria del suo ascoltatore, perché, a causa dell'enthousiastikòn, non se li ricorda. (263d) Anche in questo caso viene presentata, sotto forma di esempio, una importante differenza fra oralità e scrittura: mentre il testo scritto può essere riletto e rimane a disposizione di ogni successivo esame, il discorso orale vive solo nella memoria degli ascoltatori. Platone, che ha scelto di produrre un testo scritto, indica anche come usarlo: bisogna leggerlo più volte e trattarlo come un oggetto di discussione e non come un manuale.

Ci sono termini, come "ferro" a "argento" su cui tutti pensano la stessa cosa; e altri termini, come "giusto" o "buono" su cui c'è disaccordo. E' su termini come questi che è più facile ingannarsi e la retorica ha maggior potere. Dunque chi si appresta a studiare la retorica deve:

L'eros, conviene Socrate con Fedro, ricade nel novero dei termini controversi. Socrate ha offerto una definizione dell'eros all'inizio del suo discorso; Lisia, dal canto suo, ha fatto qualcosa di più: ha cioè costretto fin dall'inizio l'ascoltatore ad assumere che l'eros fosse quello che voleva lui, (263d-e) e ha poi proceduto con un discorso privo di struttura, paragonabile all'epigramma scritto sulla tomba di Mida di Frigia. (264d) Questo epigramma, attribuito a Cleobulo di Lindo, uno dei Sette Sapienti riconosciuti dalla tradizione greca, aveva la peculiarità di avere il medesimo senso sia letto dall'inizio, sia letto a ritroso.

Come abbiamo visto, i difetti che qui vengono rinfacciati a Lisia erano modalità comunicative di grande efficacia, per un pubblico di cultura prevalentemente orale. Ma Socrate pretende che il discorso sia strutturato in maniera organica:

Ogni discorso deve essere costituito come un essere vivente (zoon), con un corpo che sia il suo, così da non essere né senza testa né senza piedi, ma avere sia parti centrali sia estremità, scritte in modo da adattarsi reciprocamente e all'intero. (264c)

Perché per Socrate è così importante l'unità organica del discorso, per quanto lo stile destrutturato tipico della cultura orale sia comunicativamente molto più efficace?

Link rilevanti

Maria Chiara Pievatolo. Anamnesis (Fedro 249b-c).

Platone. Fedro 262c-264e.


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