Tetradrakmaton

Il Fedro di Platone

Bollettino telematico di filosofia politica
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Il trucco svelato: diaresis e synagogè (Fedro 265a-267e)

Abstract

According to Socrates, his speeches succeeded both in denigrating and in praising eros by means of a trick that only philosophy can expose. Love is a kind of madness; but there are two varieties of madness - a human disease and a gift from the gods - and each of them requires a different appraisal. A rhetoric speech will conceal either the former or the latter to meet the interests of the speaker. Such a classification, which uses processes of division (diaresis) and bringing together (synagogè), is a tool of dialectical philosophy. However, if this is the case, we have to ask whether rhetoric has any scientific autonomy outside philosophy.

Socrate presenta a Fedro un quadro sinottico delle forme di mania, allo scopo di spiegare in che modo, nei suoi due discorsi, sia stato possibile passare dal biasimo alla lode. (265c) Come si può vedere dalla figura, il primo discorso di Socrate insisteva sul lato sinistro della partizione, quello della mania come malattia umana; il secondo discorso insisteva sul lato destro, quello della mania come condizione provocata dalla divinità. Ciascuno dei due discorsi ha considerato la mania come una specie o un modello (eidos) in noi unico, tagliando via rispettivamente o il lato destro o il lato sinistro. (266a) In questo modo, l'ascoltatore è indotto a identificare l'eros o con la malattia, o con l'entusiasmo, a seconda di quanto il retore ha tenuto nascosto. Una classificazione più ampia e più esplicita permette di svelare il "trucco" su cui si basa la retorica efficace: il retore non associa parole e significati ad arbitrio, ma, facendo riferimento a un discorso comune, ne cela variamente la complessità a seconda dei suoi interessi.Mania e eros

Socrate propone questa spiegazione perché ha cercato di cogliere con techne, la funzione dei due procedimenti con cui vengono prodotte le classificazioni come quella or ora illustrata. (265d) I procedimenti da lui individuati sono i seguenti:

  1. «con uno sguardo d'insieme, ricondurre a una forma unica (idea) ciò che è disperso in molteplici frammenti, perché, nel definire ciascuno di essi, si faccia chiarezza a proposito di ciò su cui si intende ogni volta insegnare» (265d); questa operazione è detta successivamente synagogè (riunione) (266b);
  2. «essere capaci di ripartire per specie (kat'eide), secondo le giunture naturali» (265e): questa operazione si chiama diaresis (divisione, partizione) (266b);

Socrate aggiunge che la capacità di guardare ciò che è considerandone la molteplicità e riconducendolo all'unità che gli è propria è caratteristica del dialettico (266b) - cioè del filosofo al modo in cui lo intendeva Platone. In relazione al problema della retorica dobbiamo dunque concludere che la sua tecnica può essere spiegata solo sulla base degli strumenti concettuali prodotti dalla filosofia. Solo la filosofia, infatti, può mettere in luce il discorso e il sapere comune in grado di mostrare come è possibile che la retorica funzioni. Se mancasse questo discorso, e tutto fosse oggetto di manipolazione verbale, non sarebbe neppure possibile avere una techne della retorica.

Socrate e Fedro si accorgono, tuttavia, che in questo modo non si è prodotta una definizione della retorica, bensì della dialettica. Rimane, dunque, da capire se la retorica ha qualche oggetto che gli è proprio, al di là di quanto possiede, ambiguamente, in comune con la filosofia. (266b-c)

Fedro ricorda che esistono testi scritti che trattano di retorica (266d): alla Sofistica, infatti, si deve l'invenzione della letteratura manualistica. Questi testi si occupavano per lo più di canoni compositivi e stilistici e di figure retoriche. Socrate ne produce un lungo e ironico elenco, menzionando i loro autori - che sono retori e sofisti famosi come Prodico, Ippia, Gorgia, Teodoro, Tisia e Trasimaco. (266d-267d) Si tratta, ora, di capire se queste procedure possono essere oggetto di una scienza autonoma.

Link rilevanti

Maria Chiara Pievatolo. La dialettica nel Menone.

Platone. Fedro 265a-267e.


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